giovedì 10 febbraio 2011

Il Papa: Il catechismo di mio padre (O.R.)

All'udienza generale il Papa ricorda che l'insegnamento di san Pietro Canisio ha formato generazioni di cristiani

Il catechismo di mio padre

La necessità che catechisti e predicatori sappiano armonizzare «fedeltà ai principi dogmatici» e «rispetto dovuto ad ogni persona» è stata sottolineata dal Papa durante l'udienza generale di stamane, mercoledì 9 febbraio, nell'Aula Paolo VI.
Proseguendo nel ciclo di catechesi dedicate ai dottori della Chiesa e inaugurate mercoledì scorso con santa Teresa d'Avila, il Pontefice si è soffermato sulla figura di san Pietro Canisio, gesuita e teologo olandese del Cinquecento.
Della sua opera di evangelizzazione «per il rinnovamento della fede cattolica» Benedetto XVI ha evidenziato in particolare la capacità di evitare «l'asprezza e la retorica dell'ira» -- che ai suoi tempi caratterizzavano spesso le discussioni tra cristiani -- per mirare «soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione della fede nella Chiesa». In un momento storico caratterizzato da forti contrasti confessionali -- ha notato il Papa -- Pietro Canisio fu in grado di distinguere «l'apostasia consapevole, colpevole, dalla fede, dalla perdita della fede incolpevole, nelle circostanze», riconoscendo che «la maggior parte dei tedeschi passata al protestantesimo erano senza colpa».
Caratteristica della sua spiritualità fu soprattutto «una profonda amicizia personale con Gesù». Amicizia nutrita dal convincimento che un'anima preoccupata della propria perfezione non può vivere senza la preghiera. Per questo nei suoi scritti egli «ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa». Un richiamo valido ancora oggi per i cristiani: «in mezzo alle mille attività e ai molteplici stimoli che ci circondano -- ha raccomandato il Papa -- è necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore». Del resto, la vitalità dell'insegnamento di san Pietro Canisio è testimoniata dalle centinaia di edizioni del suo catechismo stampate e diffuse nel corso dei secoli. «In Germania -- ha ricordato in proposito -- ancora nella generazione di mio padre, la gente chiamava il catechismo semplicemente “il Canisio”».
Per il gesuita olandese -- ha messo in luce ancora il Pontefice -- «il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un'orazione incessante come l'amore». E questo -- ha specificato -- «vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo».
Al termine dell'udienza, Benedetto XVI ha ricordato la prossima Giornata del malato, che si celebra venerdì 11, incoraggiando tutti coloro che si prendono cura dei sofferenti. Dal Papa, infine, un saluto ai vescovi partecipanti a un incontro del movimento dei Focolari, con l'augurio che «queste giornate di preghiera e di riflessione possano portare frutti abbondanti».

(©L'Osservatore Romano - 10 febbraio 2011)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bella foto che hai messo!!!

Sonia

Raffaella ha detto...

:-))