Benedetto XVI esorta a vincere la tentazione del dubbio, Dio ascolta sempre il grido dell'oppresso
Anche nei problemi e nelle oscurità della vita, “Dio è sempre vicino, ascolta, risponde e salva”. È la certezza con la quale Benedetto XVI ha concluso la catechesi all’udienza di questa mattina. Il Papa è tornato a presiederla in Piazza San Pietro di fronte a migliaia di persone, riprendendo il filo delle sue riflessioni sulla preghiera e ispirandosi in particolare al Salmo 3. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La storia universale del rapporto tra l’uomo e Dio – tra la creatura che ha bisogno di sostegno e il Creatore che la esaudisce – concentrata nella trama di un Salmo. Accade spesso di rintracciarla in queste antichissime composizioni, così come accade tra le cadenze del Salmo 3, che Benedetto XVI ha ripercorso strofa per strofa, facendo scaturire dalla poesia dei versi la concretezza della vicinanza di Dio a ogni singola persona. I toni d’apertura del Salmo, ha spiegato il Papa, sono “fortemente drammatici”. Il re Davide è stato usurpato del trono dal figlio Assalonne e fugge da Gerusalemme in cerca di scampo, ma è tallonato da un manipolo di aggressori. L’angoscia lo assale e le prime parole del Salmo sono in realtà un lungo grido di aiuto al cielo di un uomo solo, che pur vedendosi in estremo pericolo tuttavia, ha osservato Benedetto XVI, “mantiene saldo il rapporto con Dio”:
“Però i nemici tentano anche di spezzare questo legame con Dio e di incrinare la fede della loro vittima. Essi insinuano che il Signore non può intervenire, affermano che neppure Dio può salvarlo (…) È l’estrema tentazione a cui il credente è sottoposto, è la tentazione di perdere la fede, la fiducia nella vicinanza di Dio”.
L’attacco al re Davide, dunque, è subdolo. Non si limita all’aggressione fisica, ma cerca di stroncare anche le certezze interiori. La “crudeltà e il sarcasmo” dei nemici del re – afferma il Papa – saranno gli stessi che sperimenterà Gesù appeso alla Croce. E sono gli stessi che, in alcune circostanze della vita, può sperimentare chiunque:
“Mi sembra che qui ci tocca il Salmo molto personalmente in tanti problemi. Siamo tentati di pensare che forse anche Dio non mi salva, non mi conosce e forse non ne ha la possibilità. La tentazione contro la fede è l’ultima aggressione del nemico e a questo dobbiamo resistere così troviamo Dio e troviamo la Vita”.
La fede del re Davide è ripagata. Dal Salmo a un certo punto scompare la visione dei “molti” nemici ai quali, ha detto il Pontefice, “si contrappone ora uno solo, ma molto più grande e potente”:
“L’uomo non è più solo, i nemici non sono imbattibili come sembravano, perché il Signore ascolta il grido dell’oppresso e risponde dal luogo della sua presenza, dal suo monte santo. L’uomo grida, nell’angoscia, nel pericolo, nel dolore; l’uomo chiede aiuto, e Dio risponde”.
“Questo intrecciarsi di grido umano e risposta divina – ha soggiunto – è la dialettica della preghiera e la chiave di lettura di tutta la storia della salvezza”:
“Il grido esprime il bisogno di aiuto e si appella alla fedeltà dell’altro; gridare vuol dire porre un gesto di fede nella vicinanza e nella disponibilità all’ascolto di Dio. La preghiera esprime la certezza di una presenza divina già sperimentata e creduta, che nella risposta salvifica di Dio si manifesta in pienezza”.
A questo punto, il Salmista si sente al sicuro fra le braccia di Dio, dipinto come un “custode” che veglia sul suo protetto dopo aver sconfitto gli avversari. È la metafora del rapporto che il credente di oggi, ha concluso Benedetto XVI, deve mantenere con Dio attraverso la preghiera:
“Nel dolore, nel pericolo, nell’amarezza dell’incomprensione e dell’offesa, le parole del Salmo aprono il nostro cuore alla certezza confortante della fede. Dio è sempre vicino - anche nelle difficoltà, nei problemi, nelle oscurità della vita - ascolta, risponde e salva nel suo modo. Ma bisogna saper riconoscere la sua presenza e accettare le sue vie”.
Nelle catechesi in sintesi, pronunciate in varie lingue, il Papa ha ricordato in polacco i funerali del cardinale Andrzej Maria Deskur, celebrati ieri. Riferendosi alla stretta amicizia che il porporato mantenne in vita con il Beato Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha concluso: “Con la preghiera e con le sofferenze, egli ha sostenuto il suo servizio papale, affidando sempre la propria vita all’Immacolata”.
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