mercoledì 5 gennaio 2011

Il Papa all'udienza generale: riscattare il Natale da sentimentalismi e moralismi, è un mistero di presenza reale di Dio tra gli uomini (Radio Vaticana)

Il Papa all'udienza generale: riscattare il Natale da sentimentalismi e moralismi, è un mistero di presenza reale di Dio tra gli uomini

Il Natale non è una festa fatta di ricordi e “sentimentalismi”, ma un “mistero” che rende viva, qui e adesso, la presenza luminosa del Dio incarnato. Benedetto XVI ha inaugurato questa mattina la prima udienza generale del nuovo anno, in Aula Paolo VI, con un’intensa riflessione sul periodo liturgico che la Chiesa sta vivendo. Una festa, ha spiegato, strettamente legata alla morte e alla risurrezione di Cristo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Le fasce della mangiatoia e i lini del sepolcro non sono poi così distanti. Anzi, la Grotta e il Golgota sono connessi da un superiore disegno che sfocia nella redenzione e che va compreso con chiarezza. Benedetto XVI ha guidato con gradualità i presenti in Aula Paolo VI verso l’epicentro dei due misteri per cui, ha affermato, si può dire che “la Notte di Natale” è “profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua”. Il primo passo il Papa l’ha mosso da quel fascino che, ha riconosciuto, il Natale, “oggi come una volta”, esercita “più di altre grandi feste della Chiesa”:

“Affascina perché tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell’uomo. Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c’è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l’incarnazione di Dio”.

Al di là di festoni e luminarie, dunque, i cristiani devono saper cogliere, ha proseguito il Pontefice, quel “qualcosa di sconvolgente” che è accaduto nella notte dell’umanità, e cioè che “la carne” è diventata “lo strumento della nostra salvezza” in una attualità che supera il tempo del passato per essere attuale nello spazio del presente:

“Celebrare gli eventi dell’incarnazione del Figlio di Dio non è semplice ricordo di fatti del passato, ma è rendere presenti quei misteri portatori di salvezza. Nella Liturgia, nella celebrazione dei Sacramenti, quei misteri si rendono attuali e diventano efficaci per noi, oggi (…) Nella Costituzione sulla sacra liturgia, il Concilio Vaticano II sottolinea come l’opera della salvezza realizzata da Cristo continua nella Chiesa mediante la celebrazione dei santi misteri, grazie all’azione dello Spirito Santo”.

Citando a più riprese il Papa San Leone Magno, che sul Natale trovò parole di intramontabile bellezza, Benedetto XVI ha mosso un passo in avanti. Il Natale, osserva, non è un evento a sé stante, ma è già “l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione”. E spiega il perché:

“Perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria (...) Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione”.

Un mistero, altissimo e coinvolgente, dunque, che – ha aggiunto il Pontefice – accompagna agli “ultimi tempi”, attraverso l’“Epifania di Dio nel Cristo-Verbo” e che va quindi sfrondato da letture religiose o affettive sbagliate:

“La celebrazione liturgica del Natale, allora, non è solo ricordo, ma è soprattutto mistero; non è solo memoria, ma anche presenza (...) Occorre riscattare questo Tempo natalizio da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”.

Dopo le catechesi e i saluti in varie lingue, Benedetto XVI ha terminato l’udienza con un pensiero sulla solennità dell’Epifania di domani, perché l’esempio del cammino dei Magi verso Cristo, ha detto, alimenti “il desiderio di incontrare Gesù e di trasmettere a tutti la gioia del suo Vangelo”:

"Rinnovo di cuore a tutti voi e ai vostri cari sentiti auguri per il Nuovo Anno e vi auguro una buona festività dell’Epifania".

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