giovedì 6 gennaio 2011

Il Papa celebra la Liturgia dell'Epifania nella Basilica di San Pietro: l'universo non è il risultato del caso. Non è con un telescopio qualsiasi che possiamo vedere Dio (Izzo)

PAPA: CELEBRA LITURGIA EPIFANIA NELLA BASILICA DI S. PIETRO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 6 gen.

In occasione della solennita' dell'Epifania del Signore, Benedetto XVI celebra la messa nella Basilica Vaticana. Accanto a lui i cardinali Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, e Walter Brandmuller, insigne storico della Chiesa.

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PAPA: UNIVERSO NON E' RISULTATO DEL CASO, DIO LO HA FIRMATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 6 gen.

"L'Universo non e' il risultato del caso, come alcuni vogliono farci credere". Lo ha ribadito oggi Benedetto XVI nell'omelia della messa dell'Epifania celebrata questa mattina in San Pietro. "Non dovremmo lasciarci limitare la mente - ha suggerito ai fedeli - da teorie che arrivano sempre solo fino a un certo punto e che, se guardiamo bene, non sono affatto in concorrenza con la fede, ma non riescono a spiegare il senso ultimo della realta'".
Secondo il Pontefice, "nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalita' non possiamo non leggere la razionalita' eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all'unico Dio, creatore del cielo e della terra".
Nell'omelia, il Papa teologo ha indicato come esempio da seguire per un corretto atteggiamento verso la scienza quello dei Re Magi che, ha ricordato, "erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di 'leggere' negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini 'in ricerca' di qualcosa di piu', in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la 'firma' di Dio, una firma che l'uomo puo' e deve tentare di scoprire e decifrare". Contemplando l'Universo, ha osservato, "siamo invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l'inesauribile fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi". Infatti, "nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalita' non possiamo non leggere la razionalita' eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all'unico Dio, creatore del cielo e della
terra". "Se avremo questo sguardo, vedremo che Colui che ha creato il mondo e Colui che e' nato in una grotta a Betlemme e continua ad abitare in mezzo a noi nell'Eucaristia, sono - ha scandito Ratzinger - lo stesso Dio vivente, che ci interpella, ci ama, vuole condurci alla vita eterna".

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PAPA: DIO NON SI PUO' VEDERE CON IL TELESCOPIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 6 gen.

"Non e' con un telescopio qualsiasi, ma con gli occhi profondi della ragione alla ricerca del senso ultimo della realta' e con il desiderio di Dio mosso dalla fede, che e' possibile incontrarlo, anzi si rende possibile che Dio si avvicini a noi".
Lo ha detto il Papa nell'omelia della messa dell'Epifania celebrata in San Pietro. Parlando in particolare della solennita' odierna e quindi dei Re Magi, Benedetto XVI si e' poi chiesto "che
tipo di stella era quella che i Magi hanno visto e seguito?".
"Lungo i secoli - ha ricordato - questa domanda e' stata oggetto di discussione tra gli astronomi.
Keplero, ad esempio, riteneva che si trattasse di una 'nova' o una 'supernova', cioe' di una di quelle stelle che normalmente emanano una luce debole, ma che possono avere improvvisamente una violenta esplosione interna che produce una luce eccezionale". Si tratta, per il Pontefice teologo, di "cose interessanti, ma che non ci guidano a cio' che e' essenziale per capire quella stella".
Per capire, infatti, "dobbiamo leggere il segno in profondita': la stella guido' allora a Betlemme, una piccola citta'; li guido' tra i poveri, tra gli umili, per trovare il Re del mondo. I criteri di Dio sono differenti da quelli degli uomini; Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell'umilta' del suo amore, quell'amore che chiede alla nostra liberta' di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che e' l'Amore".

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