mercoledì 12 gennaio 2011

Modello Assisi: una minaccia per "Il Foglio" (Paolo D'Andrea)

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Modello Assisi: una minaccia per "Il Foglio"

Paolo D'Andrea

Forse non è il caso di dare troppo peso all'appello che ieri nove «cattolici gratissimi» hanno inviato dalle pagine del Foglio a Benedetto XVI affinché papa Ratzinger «fugga lo spirito di Assisi» e eviti di riaccendere «confusioni sincretiste», convocando anche lui i capi delle religioni nella cittadella francescana, come aveva già fatto Giovanni Paolo II nell'ottobre del 1986.
Eppure l'insolita diffida al Papa fornisce elementi utili per cogliere alcune partite che si stanno giocando all'interno della Chiesa cattolica in questa fase delicata del pontificato ratzingeriano. L'altolà dei firmatari dell'appello - giornalisti e accademici di sensibilità tradizionalista, a partire dal professor Roberto de Mattei - è perentorio. Gli angosciati difensori della Vera Religione mettono alle strette l'ex custode dell'ortodossia cattolica divenuto successore di Pietro. Se decide davvero di andare ad Assisi a ottobre - come ha annunciato lo stesso papa Ratzinger al primo Angelus del nuovo anno - diventerà anche lui complice di quel contagio che a partire dalla sciagurata iniziativa wojtyliana di 25 anni ha diffuso in tutto il mondo cattolico «l'indifferentismo e il relativismo religioso».
A loro dire, da quel momento «prese vigore presso il popolo cristiano l'idea che l'insegnamento secolare della Chiesa, «una, santa cattolica e apostolica», sull'unicità del Salvatore, fosse in qualche modo da archiviare». E si inculcò nei cuori semplici l'idea erronea che «la pace non passa da Cristo ma, indistintamente, da tutti i fondatori di un credo, quale che esso sia (Mohammad, Buddha, Confucio, Kalì, Gesù Cristo…)».
Gli argomenti del concettoso appello spaziano dalla teologia, alla ripresa dei pronunciamenti magisteriali dei papi del passato, fino al ricorso al repertorio pulp, col ricordo di «polli sgozzati» venticinque anni fa sull'altare di santa Chiara secondo riti tribali». Ma a ben guardare, nella Chiesa ratzingeriana dell'anno Domini 2011, la macchina da guerra messa in piedi dalla comitiva di intellettuali sembra girare a vuoto, e i suoi colpi finiscono quasi tutti al vento. A partire dalla "prova madre" dei polli sgozzati, che sembra più che altro una leggenda metropolitana "diventata" vera a forza di rimbalzare da un sito all'altro della blogosfera tradizionalista. Basta consultare i resoconti dell'epoca, a partire da quelli apparsi sull'Osservatore Romano, per registrare che la chiesa di Santa Chiara era fuori dal circuito dei luoghi interessati dall'evento, e non vi si consumò alcun sacrificio ornitologico. Ma appaiono logori e manipolatori anche i refrain di chi sequestra la Tradizione per negare ogni possibile convergenza del cristianesimo con le religioni in una semplice, orante invocazione di pace. Basta leggere i vangeli per vedere come Gesù e i suoi discepoli hanno rispettato e persino valorizzato le attese espresse anche dal senso religioso dei pagani. Gente come il centurione Cornelio, che gli Atti degli apostoli definiscono «un pio credente in Dio, continuamente dedito a pregare Iddio» e davanti al quale anche san Pietro se ne uscì lodando quel Padreterno «che non mostra parzialità per nessuno, ma presso ogni nazione colui che lo teme e opera il bene gli è gradito». Espressioni «relativiste» che difficilmente avrebbero passato l'esame dei nuovi rigoristi. Quelli che coi loro appelli accorati contro gli errori dell'irenismo religioso sembrano venire da un altro pianeta, e forse non si sono ancora accorti che da più di un ventennio in tutto il mondo ci si scanna in nome di Dio usando la religione come benzina identitaria per le guerre e i conflitti etnici di ogni risma. Altro che pax religiosa e tentazioni sincretiste.
Gli argomenti concentrati nell'appello risultano ancor più mal posti se si tien conto del personaggio pubblico a cui si rivolgono. Se c'è un cattolico che ha da tempo dato prova di possedere robusti anticorpi contro ogni infezione sincretista, questi è Joseph Ratzinger: Già quando partecipò da teologo al Concilio Vaticano II, i suoi resoconti dei lavori conciliari contenevano accenti critici sull'ottimismo ingenuo di chi sembrava considerare tutte le vie religiose come strumenti equivalenti di salvezza. Una linea a cui Ratzinger si è sempre attenuto, con la chiarezza intellettuale che lo contraddistingue. Anche nel 2006, in occasione del ventennale dell'incontro interreligioso wojtyliano, nella lettera scritta per l'occasione al vescovo di Assisi Domenico Sorrentino, aveva citato proprio il Papa polacco e il suo chiaro avvertimento preventivo che il cosiddetto spirito di Assisi «non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede».
Ci sarebbe da denunciare gli estensori dell'appello anti-sincretista per procurato allarme. Se non fosse che proprio la pretestuosità dei loro argomenti induce a leggere tutta la vicenda come una operazione di politica ecclesiastica.
Non è la prima volta che da sedicenti "ratzingeriani" di sensibilità neo-con o neo-tradizionalista arrivano messe in guardia o malcelati strattonamenti nei confronti del Papa verso cui ostentano incensante devozione. Costoro si offrono spesso come custodi non richiesti dell'interpretazione autentica di un presunto «progetto di pontificato ratzingeriano», pronti a bacchettare il Papa stesso quando lui sembra andare fuori linea. Se il filone neocon subisce appannamenti in virtù dei mutevoli assetti politici, la galassia neo-tradizionalista appare in ebollizione. Basta frequentare blog e siti cattolici per registrare che si tratta dell'unico partito organizzato in crescita nella Chiesa. Una minoranza rumorosa a livello internazionale, che cura i rapporti con i vescovi e i cardinali di riferimento e si pone come tribunale inquisitoriale permanente nei confronti del resto della cattolicità. Il loro intento più o meno confessato è una riscrittura della memoria collettiva che identifichi il Concilio Vaticano II come vaso di Pandora di tutti i malanni della presente temperie ecclesiale.
Tra i crimini imputati all'evento conciliare c'è anche l'apertura del dialogo interreligioso. I vescovi riuniti in Concilio riconobbero che proprio la riscoperta della Tradizione aiutava uno sguardo non ostile nei confronti delle tradizioni religiose. Di fatto, proprio la natura imparagonabile della Rivelazione di Cristo e del dono gratuito delle virtù teologali ispirava uno sguardo di simpatia nei confronti dei tentativi religiosi emersi lungo la storia del mondo. «La Chiesa cattolica» ripete la Dichiarazione conciliare Nostra Aetate «nulla rigetta di quanto è vero e santo in quelle religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere; quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». In virtù di questo si possono unire le forze comuni della preghiera e chiedere insieme il dono della pace, sperimentando che i rapporti tra il cristianesimo e le religioni del mondo non hanno come unico destino quello dell'odio e del conflitto. San Francesco, al di là di tutte le caricature - quelle animaliste e ireniche, come quelle identitarie e neo-crociate - rimane per sempre il modello di questo sguardo cristiano alle cose del mondo. Nel gennaio 2002 Joseph Ratzinger partecipò senza remore a un nuovo incontro tra gli uomini di religione che Giovanni Paolo II aveva convocato nella cittadella francescana per invocare la pace, dopo che con l'11 settembre i venti di guerra erano tornati a soffiare forte sul mondo intero. Quella volta, l'allora cardinale bavarese mise proprio il santo di Assisi al centro di un suo commento a quel raduno spirituale. «San Francesco» scrisse in quell'occasione Ratzinger «capì che le crociate non erano la via giusta per difendere i diritti dei cristiani in Terra Santa, bensì bisognava prendere alla lettera il messaggio dell'imitazione del Crocifisso […]. Da Francesco emana ancora oggi lo splendore di una pace che convinse il sultano e può abbattere veramente le mura. Se noi come cristiani intraprendiamo il cammino verso la pace sull'esempio di San Francesco, non dobbiamo temere di perdere la nostra identità: è proprio allora che la troviamo».

© Copyright Il Secolo d'Italia, 12 gennaio 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Comunicato della Confer. Episcopale Inglese: Entro il 15 gennaio la CDF pubblicherà il Decreto di istituzione dell'Ordinariato Personale di Inghilterra e Galles.

Il Comunicato anticipa i contenuti. Il primo Ordinario sarà nominato direttamente dal Papa. I successivi scelti da una terna presentata dal Consiglio dell'Ordinariato. Nessun ex vescovo anglicano coniugato potrà essere rinominato vescovo almeno finché il coniuge è in vita. Gli ex anglicani perdono l'uso delle chiese della CoE e i relativi sussidi e contributi. Dovranno utilizzare un edificio della chiesa cattolica.

http://www.rcdow.org.uk/fileupload/upload/StatementwithQandAontheOrdinariate%282%29111201161214.pdf

Come saprai da un po' di tempo google fornisce la traduzione sommaria anche dei file pdf

Alberto

Anonimo ha detto...

bellissimo, verissimo!