lunedì 24 gennaio 2011

Si apre oggi ad Ancona il consiglio permanente della Cei (Chirri)

Questione morale, i vescovi prendono posizione

Giovanna Chirri

ROMA
Si apre oggi ad Ancona il consiglio permanente dei vescovi forse più difficile dell'era Bagnasco, il primo della storia della Conferenza episcopale italiana in cui sia stato pubblicamente indicato come all'ordine del giorno un tema politico, e di estrema delicatezza, cioè la vicenda Ruby che coinvolge il presidente del Consiglio.
L'arcivescovo di Genova, noto per la sua pacatezza e spesso definito «impolitico», sta limando la prolusione, ben consapevole che peseranno le parole. Ed è serenamente al lavoro: sabato ha visto per circa mezz'ora il Papa per il consueto incontro pre-consiglio permanente, nei giorni scorsi ha svolto una ampia consultazione che ha coinvolto tra gli altri il cardinale Ruini e i più rappresentativi esponenti dell'episcopato.
Il taglio scelto per la relazione che darà il «la» al dibattito sarà pastorale: in quanto vescovi, dovrebbe argomentare Bagnasco, proprio perché vescovi, spinti da preoccupazione «pastorale», «non possiamo tacere» di fronte alla questione «morale».
Un taglio condiviso e concordato con il Vaticano perché come hanno indicato nei giorni scorsi una serie di segnali, tra cui una dichiarazione del cardinale Bertone, la prudenza istituzionale dovuta di fronte a una situazione che coinvolge il premier e la magistratura, non può far tacere la preoccupazione pastorale, nè impedire il richiamo alla «chiarezza» e alla «responsabilità», di fronte «alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana».
Alle parole di Bertone era seguita la dichiarazione di Bagnasco che del caso Ruby si sarebbe parlato in consiglio permanente, e una serie di dichiarazioni di vescovi – alcune anche con richiesta di dimissioni a Berlusconi – di diverse sensibilità ma del tutto univoche: «L'episcopato italiano – ha rimarcato il patriarca di Venezia Scola – è molto coeso quando deve dare giudizi su questioni dottrinarie e morali».
La Chiesa a vari livelli, inoltre, in questi giorni, ha sentito particolare sintonia con gli interventi del presidente Napolitano.
La vigilia di Ancona è illuminata da ulteriori prese di posizione. Come nel caso D'Addario, ha detto in un'intervista il direttore di «Avvenire» Marco Tarquinio, «anche in questo caso penso sia mancata disciplina e onore o, se vogliamo, sobrietà di comportamenti da parte di chi ricopre un'alta carica pubblica. È chiaro che lo stesso vale per tutti coloro che ricoprono tali cariche, anche per i magistrati, che però non si devono attaccare solo perché fanno il loro lavoro».
Inoltre l'editoriale di Avvenire sulla condanna definitiva di Cuffaro, intitolato «Una lezione ai politici di oggi e di domani», conclude, citando il giudice-martire Livatino, «Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili».
Restano ovviamente diverse, tra i vescovi e il laicato cattolico, le posizioni circa le prospettive del governo. È in fermento anche la base, le associazioni, le parrocchie, i movimenti, che da mesi premono per un recupero della politica come ricerca del bene comune. Ma i vescovi, si è chiesta «Famiglia Cristiana», non dovrebbero lasciare più spazio ai laici sui temi politici?

© Copyright Gazzetta del sud, 24 gennaio 2011

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Cei? Una congrega di fannulloni aspira soldi...
Sapete quanto ci costano le loro riunioni d'ufficio?
Per noi cattolici basta solo il Papa Benedetto XVI...ascoltiamo solo lui!
In sei anni mai una parola d'affetto per il papa ma solo una guerra sorda e complice contro di lui...credetemi è la verità!