Papa: Quaresima; digiuno, elemosina e preghiera per ridare il suo posto a Dio
Nel messaggio per la Quaresima, pubblicato oggi, Benedetto XVI sottolinea il “nesso particolare” che “lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva”. I testi evangelici delle domeniche di questo tempo. Liberare il cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la ‘terra’, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo.
Città del Vaticano (AsiaNews)
La Quaresima è il periodo giusto “per attuare una conversione profonda della nostra vita: lasciarci trasformare dall'azione dello Spirito Santo”. Ne sono strumenti, scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima, il digiuno - che non è solo privazione del superfluo – col quale “impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro ‘io’, per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”; l’elemosina, che è capacità di condivisione contro “l'idolatria dei beni” che “spoglia l'uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio” e la preghiera che “alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo”.
Il documento del Papa, reso pubblico oggi, argomentando sul tema “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti” (cfr Col 2,12), sottolinea il “nesso particolare” che “lega il Battesimo alla Quaresima come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva”. “Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d'oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esistenza”.
Il Papa tratteggia poi gli elementi che caratterizzano i testi evangelici delle domeniche di Quaresima: La prima “evidenzia la nostra condizione” sul “combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù”. E’ “un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). È un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull'esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta ‘contro i dominatori di questo mondo tenebroso’ (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all'opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l'uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male”.
“Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell'uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere condotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, 'in disparte, su un alto monte' (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: 'Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo' (v. 5). È l'invito a prendere le distanze dal rumore del quotidiano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore”.
La domanda di Gesù alla Samaritana: 'Dammi da bere' (Gv 4,7),che viene proposta nella liturgia della terza domenica, esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’'acqua che zampilla per la vita eterna' (v. 14): è il dono dello Spirito Santo, che fa dei cristiani 'veri adoratori' in grado di pregare il Padre 'in spirito e verità' (v. 23). Solo quest'acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest'acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell'anima inquieta e insoddisfatta, 'finché non riposa in Dio', secondo le celebri parole di sant'Agostino”.
“La domenica del cieco nato presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: ‘Tu, credi nel Figlio dell'uomo?’.’Credo, Signore!’ (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuole aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più profonda e possiamo riconoscere in Lui l'unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l'uomo a vivere da ‘figlio della luce’”.
“Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza”. “La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l'uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all'economia. Privo della luce della fede l'universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza”.
“Il percorso quaresimale trova il suo compimento nel Triduo Pasquale, particolarmente nella Grande Veglia nella Notte Santa: rinnovando le promesse battesimali, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra vita”.
“Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo, ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la ‘terra’, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo”. “Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell'elemosina e della preghiera, espressioni dell'impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l'amore di Cristo. Il digiuno, che può avere diverse motivazioni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l'egoismo per vivere nella logica del dono e dell'amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di superfluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro ‘io’, per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l'amore per Dio sia anche amore per il prossimo (cfr Mc 12,31)”.
“Nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell'avere, dell'avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell'elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione. L'idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall'altro, ma spoglia l'uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita”. “La pratica dell'elemosina è un richiamo al primato di Dio e all'attenzione verso l'altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia”.
Quanto alla preghiera, durante la Quaresima la Chiesa “offre con particolare abbondanza la Parola di Dio. Meditandola ed interiorizzandola per viverla quotidianamente, impariamo una forma preziosa e insostituibile di preghiera, perché l'ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo. La preghiera ci permette anche di acquisire una nuova concezione del tempo: senza la prospettiva dell'eternità e della trascendenza, infatti, esso scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro. Nella preghiera troviamo, invece, tempo per Dio, per conoscere che "le sue parole non passeranno" (cfr Mc13,31), per entrare in quell'intima comunione con Lui "che nessuno potrà toglierci" (cfr Gv 16,22) e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna.
In sintesi, l'itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è "farsi conformi alla morte di Cristo" (Fil 3, l0), per attuare una conversione profonda della nostra vita”.
“Mediante l'incontro personale col nostro Redentore e attraverso il digiuno, l'elemosina e la preghiera - si conclude il messaggio - il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo. Rinnoviamo in questa Quaresima l'accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato in quel momento, perché illumini e guidi tutte le nostre azioni”.
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