mercoledì 2 febbraio 2011

Religiosi, crescono sia i tradizionalisti sia i non celibatari (Izzo)

RELIGIOSI: CRESCONO SIA TRADIZIONALISTI CHE NON CELIBATARI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 feb. -

Tra le nuove forme di vita religiosa ci sono "comunita', che non intendono accettare il celibato o puntano esplicitamente su un celibato temporaneo", ma crescono anche le comunita' tradizionaliste che utilizzano la liturgia antica avvalendosi del motu proprio "Summorum Pontificum" di Benedetto XVI.
Ad elencarle e' il sacerdote e teologo paolino don Giancarlo Rocca, nel "Primo censimento delle nuove comunita'" pubblicato a Roma, da "Urbaniana University Press".
Un volumone di 368 pagine, recensito favorevolmente anche dall'Osservatore Romano che - in un articolo a firma del vice direttore Carlo Di Cicco - avanza alcune proposte per garantire uno sviluppo ordinato e armonico di queste realta' innovative. Per le comunita' che vogliono aprirsi
alle coppie sposate, scrive, "si potrebbe studiare se non convenga indirizzarle verso le tante forme di ricerca di una maggiore perfezione di vita cristiana (come indica il Codice di Diritto Canonico), sempre esistite nella storia della vita consacrata, dando loro la possibilita', se desiderassero svolgere un apostolato, di associarsi a un istituto consacrato in senso stretto, ma sotto forma di oblati, donati, aggregati, cioe' mediante una delle forme che permettono di partecipare appieno alla spiritualita' e alla missione di un istituto, senza pero' avere tutti i diritti e i doveri che competono ai consacrati propriamente detti".
Per quanto riguarda invece gli istituti tradizionalisti, che attualmente sono approvati dalla Commissione "Ecclesia Dei", organismo impegnato nel recupero dello scisma di mons. Lefebvre, "si
potrebbe studiare - ipotizza l'articolo - se, una volta esaminato che tutto sia in ordine sotto l'aspetto dottrinale, l'approvazione non possa essere concessa dalla stessa Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le societa' di vita apostolica, un po' come quando si chiedeva il nulla osta del Sant'Uffizio per l'approvazione degli istituti religiosi".
Attualmente, continua l'Osservatore, "il Codice di diritto canonico del 1983 non offre, secondo alcuni studiosi, i necessari punti fermi per procedere al riconoscimento di nuove forme di vita consacrata. Inoltre, la grande varieta' di forme di vita illustrate nel 'Primo censimento delle nuove comunita'' sarebbe una conferma della 'confusione' presente nelle cosiddette nuove forme di vita consacrata. Il trovarsi poi di fronte a tre dicasteri pontifici (Congregazione per gli istituti di vita consacrata e societa' di vita apostolica, Pontificio Consiglio per i laici, Pontificia Commissione Ecclesia Dei) che in vario modo e criteri non omogenei hanno approvato 'nuove comunita'', sarebbe un'ulteriore prova di incertezza".
"Se ora si aggiunge - rileva ancora l'Osservatore - che nel 2008 Papa Benedetto XVI ha concesso la possibilita' ad alcune associazioni di incardinare i propri sacerdoti (estendendo al diritto latino una norma che si ritrova nel Codice dei Canoni delle Chiese orientali del 1990), creando una nuova figura di associazioni pubbliche clericali dipendenti dalla Congregazione per il Clero, si ha un quarto dicastero che si occupa di nuove comunita'".
"Potrebbe anche essere - conlude il quotidiano vaticano - che la collocazione di queste associazioni pubbliche clericali nell'Annuario Pontificio, dopo le Societa' di Vita Apostolica, sia solo temporanea e non definitiva, ma intanto aumenta la sensazione che si debba arrivare a un riordinamento della materia".

© Copyright (AGI)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti segnalo le interessanti considerazioni di Mons. Fisichella sui primi anni di pontificato del nostro Benedetto, alla presentazione, pensa un po', del libro di Massimo Franco. Nulla di originale, in realtà, ma tant'è.
http://cnsblog.wordpress.com/2011/02/01/were-at-the-beginning-of-a-pontificate/
Alessia