domenica 13 febbraio 2011

Osservatore Romano: ai teologi è richiesta la virtù della pazienza (Izzo)

OSSERVATORE: AI TEOLOGI E' RICHIESTA VIRTU' DELLA PAZIENZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 12 feb.

Per vedere riconosciute dalla Chiesa le sue tesi, semmai lo saranno, "un teologo deve prepararsi ad attendere, in questa vita o anche nell'eternita'".
Lo scrive oggi l'Osservatore Romano che in un articolo su San Tommaso d'Aquino a firma di mons. Inos Biffi, ricorda ai teologi che "la radice della loro professione e' la fede custodita e vivente nella Chiesa, semplicemente comune a tutti i credenti".
"Da qui - spiega mons. Biffi - la natura profondamente ecclesiastica della teologia". Infatti, "quello dei teologi non e' un pensare ne' sopra ne' a prescindere dalla fede della Chiesa". "Il sapere globale della Chiesa - ricorda l'articolo - e' sempre maggiore del sapere di qualsiasi, per quanto acuto, teologo, il quale rimane sempre da essa giudicabile, in particolare dal Magistero dei 'sacri dottori' intesi come i maestri della fede.
Questo - conclude - non vuol dire che la Chiesa riconosca subito il valore di un pensiero teologico, né che il suo giudizio in merito sia sempre infallibile: la storia dimostra che spesso il riconoscimento richiede tempo e che non sempre sono risparmiate al teologo dolorose afflizioni".

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2 commenti:

Areki ha detto...

Ai teologi è richiesta la virtù dell'OBBEDIENZA.
I più grandi eretici erano..... teologi.

Anonimo ha detto...

La teologia è una "cosa seria". Troppo seria, per "gli avvittamenti mentali" di non pochi "teologi", che
non solo non hanno il dono della pazienza, ma che spesso non hanno neppure quello dell'umiltà e straparlano. Un esempio evidente è il teologo "semi-eretico" Mancuso, il quale pretende di comprendere il Dio infinito ed onnipotente (il Dio ineffabile) sulla base delle sue deduzioni logiche, o illogiche. Spesso nei teologi c'è troppa presunzione intellettuale.