lunedì 13 dicembre 2010

"Luce del mondo". Il contropiede di Benedetto. Nel libro-intervista un Papa che "gioca" in anticipo (Marco Testi)

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Condom, i pro e i contro. La parola al professor Martinetti (Magister)

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La svolta mariana degli Stati Uniti (Vittorio Messori)

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Benedetto XVI: «Creare occasioni di dialogo tra chi proviene da culture diverse» (Ilaria Sarra)

Su condom e AIDS il Papa è sceso dalla cattedra (Magister)

Gotti Tedeschi: Bertone yes man? Semmai decisionista. Joseph Ratzinger è un Papa straordinario, capace di grandi insegnamenti (Ferrari)

Nella più importante epigrafe cristiana di Siracusa la devozione a santa Lucia: L'ombrosa e la luminosa (Osservatore Romano)

Il Papa alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe: "Una strada di luce" (Sir)

Il Papa: pazienza e costanza, "sintesi tra l'impegno umano e l'affidamento a Dio" (Zenit)

Il culto del preservativo nella Spagna dei socialisti (Respinti per "La Bussola")

Melloni: punizioni o concessioni, così si deve trattare il "tradizionalismo" (Messainlatino)

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I cablogrammi della Valls? «Solo chiacchiere e pettegolezzi diffusi in ambienti giornalistici» (Galeazzi)

Il serpente che si morde la coda: alcuni giornalisti credono di trovare nei clable della Valls la conferma delle loro tesi sul Vaticano dimenticando di essere probabilmente essi stessi la fonte dell'ambasciata Usa

Uno degli aspetti che più colpisce in Benedetto XVI è l’umiltà e la capacità di pronunciare parole che arrivano dritte al cuore degli uomini e delle donne che l’ascoltano. L'analisi di Andrea Tornielli

Cicchitto: "Diplomazia Usa senza cultura politica" (Galeazzi)

Wikileaks, Bertone scherza: sì, sono uno yes man (Giansoldati)

Profughi eritrei, tragedia nel deserto. Uccisi due diaconi ortodossi

L'onda lunga del caso Wikileaks. Nuove sovranità e tirannide planetaria (Giuseppe Dalla Torre)

La visita a una parrocchia romana e l'Angelus. La bussola e l'ancora (Sir)

Telefonata in diretta nella trasmissione "A Sua Immagine" con i profughi eritrei sequestrati nel Sinai (Izzo)

I primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI sono stati caratterizzati da attacchi provenienti da più parti. L'analisi di Paolo Rodari (Formiche)

Il Papa in visita alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe: solo Dio cambia il mondo, da dittature e falsi profeti solo distruzione (Radio Vaticana)

Il Papa: da totalitarismi e falsi profeti vuoto e distruzioni. Integrare gli immigrati nelle comunità parrocchiali. Gli sposi mantengano la promessa di fedeltà (Izzo)

Il Papa: "...non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore" (Monumentale omelia)

Benedetto XVI all’Angelus: l’Avvento ci invita ad aspettare il Signore con fiducia. Il Papa benedice i Bambinelli per i presepi (Radio Vaticana)

Il Papa: già di per sé piuttosto fragili, noi uomini di oggi siamo resi ancora più instabili dalla cultura in cui siamo immersi. Il Santo Padre benedice i "Bambinelli" per i Presepi (Izzo)

Per gli Usa la diplomazia non abita in Vaticano (Ventura). Ah no? Di sicuro non abita nemmeno nelle ambasciate americane vista la figuraccia mondiale

Il Direttore Vian: i cablo dimostrano una scarsa iniziativa da parte di chi li ha preparati e un eccessivo zelo nel riferire opinioni circolanti in ambienti diversi (Galeazzi)

Il Papa: "Mi sembra quanto mai importante, ai nostri giorni, sottolineare il valore della costanza e della pazienza, una virtù che appartenevano al bagaglio normale dei nostri padri, ma che oggi sono meno popolari, in un mondo che esalta, piuttosto, il cambiamento e la capacità di adattarsi a sempre nuove e diverse situazioni. Senza nulla togliere a questi aspetti, che pure sono qualità dell’essere umano, l’Avvento ci chiama a potenziare quella tenacia interiore, quella resistenza dell’animo che ci permettono di non disperare nell’attesa di un bene che tarda a venire, ma di aspettarlo, anzi, di prepararne la venuta con fiducia operosa" (Angelus)

La frase più significativa della Valls è questa: «Il Papa a volte irrita politici e giornalisti facendo ciò che pensa sia meglio per la Chiesa» (Tornielli)

Nei "clable" redatti da Julieta Valls Noyes si afferma che il Vaticano «ha bisogno di lezioni di relazioni pubbliche» (Tamborlini). Chissà di che cosa ha bisogno la diplomazia americana...

Il Papa vuole superare lo scontro tra fede e secolarismo. Gli ex studenti di Ratzinger studiano le ragioni laiche (Bevilacqua)

Protect the Pope contro la disinformazione del Guardian

L'impietosa analisi di El Pais che riporta il commento ironico di Di Giacomo: il problema di Padre Lombardi? Si rifiuta di dire bugie :-) Non si filtrano più le cattive notizie :-)

Seconda Predica di Avvento: la risposta cristiana al secolarismo (Padre Raniero Cantalamessa)

Ora la Santa Sede attui l'operazione pulizia e disinfestazione interna

Gli scritti di Benedetto XVI: novità in libreria
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LUCE DEL MONDO

Il contropiede di Benedetto

Nel libro-intervista un Papa che ''gioca'' in anticipo

Marco Testi – critico letterario

“L’uomo (...) diventa pagano nell’accezione più profonda del termine ogni qual volta vuole tornare ad essere unicamente se stesso. E tuttavia, sempre si manifesta di nuovo la presenza divina nell’uomo. Questa è la lotta che attraversa tutta la storia.
Come dice sant’Agostino: la storia del mondo è la lotta tra due tipi di amore. L’amore di sé portato sino alla distruzione del mondo; e l’amore per il prossimo, portato sino alla rinuncia di sé. Questa lotta, che sempre si è potuta vedere, è in corso anche oggi”.
Gran parte della lunga intervista concessa da Benedetto XVI a Peter Seewald e raccolta in volume (“Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi”, Libreria Editrice Vaticana, 280 pagine) è riassumibile in questa frase, per diversi motivi: il primo è che la deriva dell’uomo contemporaneo viene analizzata e “studiata” pragmaticamente, senza concessioni ad un qualsivoglia de contemptu mundi, dati recenti alla mano soprattutto per quello che riguarda i cambiamenti climatici e il proliferare delle droghe; il secondo sta nel riconoscerne la causa non solo e non tanto nelle deviazioni delle strutture economiche e politiche, ma in una accezione distorta dell’amore. L’amore, secondo Benedetto XVI, è divenuto ricerca di potere e di godimento immediato, travalicando limiti naturali e morali, e viene indirizzato verso il sé, non più verso l’altro.
L’insistenza sull’argomento dell’amore stupì all’inizio i media, che sembra non si aspettassero dall’“antico” prefetto della Congregazione per la dottrina della fede quella che essi consideravano una “conversione” dal dogma al sentimento. Una parte della stampa laica ha plaudito a questa supposta svolta, senza considerare che questi segni c’erano sempre stati. Se prendiamo come esempio la sessualità – con il contorno delle problematiche ad essa connesse – vediamo che questo grande motivo è visto da Benedetto XVI non come negazione della corporeità, ma anzi, come riappropriazione della bontà della creazione, di contro ad alcune derive misticheggianti (“non sono un mistico”, puntualizza ad un certo punto il Papa) che vengono da lontano: “È vero che nella cristianità hanno attecchito anche dei rigorismi e che la tendenza alla negativizzazione, creatasi nella gnosi, è penetrata anche nella Chiesa”. Il Pontefice, spesso accusato di oscurantismo, pone fuori dal contesto cristiano quelle ideologie che svalutano il corpo in favore di una assoluta rinuncia alla materia.
Nell’intervista salta agli occhi anche un’altra interessante – e per certi versi curiosa – particolarità: il dotto teologo ha gusti davvero “popolari” in fatto di cinema e di letteratura. “Ci piace Don Camillo e Peppone” risponde candidamente il Pontefice alla domanda sui suoi film preferiti, dopo aver citato tra le sue letture, anzi, tra le sue amicizie, come ama chiamarle, Agostino, Bonaventura, Tommaso d’Aquino e mostrando la conoscenza degli scritti di uno dei padri della fisica moderna, Heisenberg.
Dunque il Papa, come un qualsiasi mortale, dismette gli abiti curiali e si diverte di fronte alle baruffe tra Gino Cervi e Fernandel, mostrando – nel confessarlo – uno spirito di umiltà e di verità che latita tra i grandi del pianeta.
Lo studioso delle cose ultime ama i film comici in bianco e nero, predilige la semplicità, non disdegna la risata scacciapensieri, come tutti noi, e questo lo rende molto diverso dall’iconografia cucitagli addosso da una parte della stampa.
Anche quando parla di letteratura – e d’intelligenza – il Pontefice mostra un’indubbia capacità di variare le letture e di cogliere significati in opere non tenute in gran conto dalla critica paludata: “Anche Saint-Exupéry nel ‘Piccolo principe’ ha ironizzato sull’intelligenza del nostro tempo, mostrando come essa trascuri l’essenziale e che invece il Piccolo principe, che di tutte quelle cose intelligenti nulla capisce, in fine dei conti vede di più e meglio”.
I critici ad oltranza avranno motivo di riflettere anche su un altro tema: parlando del cristianesimo, Benedetto XVI non lo disegna, come alcuni si aspetterebbero, come un insieme di dogmi e riti, ma più semplicemente come motivo di gioia. Torniamo a quanto notavamo in apertura: il messaggio che emerge da questa intervista lunga un libro, non è quello di un teologo, o, per lo meno, non solo di un teologo, ma di un uomo innamorato della vita, nel suo completo dispiegamento.
Ma, nello stesso tempo, il Pontefice lancia un monito: la creazione non deve essere oggetto di manipolazione. Qui il Papa è durissimo, ponendosi sulla linea di quanti, dati alla mano, vanno gridando nel deserto che stiamo arrivando ad un punto di non ritorno. Il benessere è un miraggio che uccide l’uomo, mentre il fine della vita è altro: raggiungere “le cime” in una “scalata di montagna con ripide salite”.

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