giovedì 17 febbraio 2011

Medvedev dal Papa: rafforzare i rapporti per promuovere valori umani e cristiani (AsiaNews)

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Medvedev dal Papa: rafforzare i rapporti per promuovere valori umani e cristiani

La seconda visita del presidente russo in Vaticano. Il "contributo positivo che il dialogo interreligioso può offrire alla società", esame della situazione internazionale, "con particolare riferimento al Medio Oriente".

Città del Vaticano (AsiaNews)

Rafforzamento dei rapporti tra Vaticano e Russia "sia nella promozione degli specifici valori umani e cristiani, sia in ambito culturale e sociale", riconoscimento del "contributo positivo che il dialogo interreligioso può offrire alla società" ed esame della situazione internazionale, "con particolare riferimento al Medio Oriente".
E’ il bilancio che una nota della Sala stampa della Santa Sede presenta dei "cordiali colloqui" avuto oggi dal presidente russo Dmitri Medvedev in Vaticano, dove è stato ricevuto da Benedetto XVI e, successivamente, insieme al ministro degli Esteri Sergei Lavrov dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Non si attendevano grandi annunci da questa seconda visita di Medvedev a Benedetto XVI dopo quella che nel 2009 ha portato all’allacciamento dei pieni rapporti diplomatici. Per quanto riguarda i rapporti con lo Stato russo, i problemi riguardano il "riconoscimento" del ruolo della Chiesa cattolica russa e alcune questioni legate alla restituzione di beni presi dall’allora Urss. Probabile che se ne sia parlato.
Molti gesti hanno comunque segnato la "cordalità" dell'incontro: Benedetto XVI, stamattina, è andato incontro al suo ospite nella sala del Tronetto, che precede la biblioteca, dove si è svolto il colloquio privato, durato 35 minuti. Al termine, è entrato in biblioteca il seguito di Medvedev, una decina di persone, tra le quali la moglie del presidente, Svetlana, in abito nero e sciarpa grigia, il vice presidente del Consiglio, Alexander Zukhov, e il ministro degli esteri Serghei Lavrov.
Al momento del tradizionale scambio dei doni, ricevendo i regali di Medvedev - l’Enciclopedia ortodossa e due volumi con lettere del presidente russo Boris Eltsin durante i suoi anni al Cremlino, comprese quelle indirizzate a Giovanni Paolo II, entrambi scritti in cirillico – il Papa ha commentato: "Dovrei imparare il russo". Guardando poi un quadro di Mosca, anch’esso portato dal presidente, Benedetto XVI indicando il Cremlino ha chiesto a Medvedev "Lei abita qui?". "Ci lavoro", la risposta del presidente, che, ha poi lodato l’architettura e l’arte esistenti in Vaticano – riflesse nel mosaico ricevuto in dono - ricambiando così le lodi sul Cremlino fatte poco prima dal Papa.
Ma il particolare, stretto legame che in Russia c’è tra lo Stato e la Chiesa ortodossa ha dato alla visita del presidente anche un significato nell’ancora difficile rapporto tra il Patriarcato di Mosca e Roma. Non a caso, alla vigilia della partenza di Medvedev per l’Italia, il Patriarcato si era detto convinto che la visita del capo del Cremlino a Benedetto XVI avrebbe promosso anche il dialogo tra le due Chiese. Un qualche riferimento può forse vedersi nelle parole della nota vaticana sul "dialogo interreligioso".
Ai rapporti tra le due Chiese è legata anche la possibilità che il Papa possa recarsi in Russia. Non ce n’è cenno – né era atteso - nella nota vaticana, in quanto per la Santa Sede le relazioni tra l'Ortodossia russa e la Chiesa cattolica sono "migliorate" grazie "alla personalità, alle dichiarazioni e alle iniziative" di Benedetto XVI: lo affermava già nel 2006 l'arciprete Vsevolod Chaplin, vice-presidente del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Un "miglioramento" che sicuramente ha permesso i successivi passi per i rapporti diplomatici tra Roma e Mosca. Ma per il via libera del Patriarcato al viaggio di un papa c'è ancora strada da fare. L'incontro tra Benedetto XVI e il patriarca Kirill "indubbiamente sta avvicinando" ha detto, qualche giorno fa, il metropolita Ilarion. "Ma - ha sostenuto da parte sua l'ex nunzio a Mosca, mons. Antonio Mennini - è difficile stabilire dei tempi". Più volte annunciato, questo incontro avverrà? "Dipende da quanti anni di vita mi concederà ancora il buon Dio, ma spero di sì", ha risposto il Papa in persona nel recente libro-intervista 'Luce del mondo'.
E’ stata comunque utile la seconda volta di Medvedev da Benedetto XVI, dopo quella del 3 dicembre 2009. Esito principale di quell’incontro fu la decisione di stabilire pieni rapporti diplomatici tra Roma e Mosca, cosa che è avvenuta pochi giorni dopo, il 9 dicembre.
Si concludeva in tal modo una strada che si era aperta con la visita compiuta da Mikhail Gorbaciov a Giovanni Paolo II il primo dicembre 1989. In quella storica occasione fu infatti deciso di aprire un rapporto tra Santa Sede e l’allora Unione Sovietica, con l’invio di un rappresentante personale del presidente. Ma non si trattava di pieni rapporti diplomatici.
Dmitri Medvedev è il terzo presidente della Russia (il quinto considerando anche l'Urss) ad essere ricevuto in Vaticano. Il primo (sovietico) fu Nikolai Podgorny che, il 30 gennaio 1967, ebbe una conversazione di settanta minuti con Paolo VI. Parlarono di pace e della guerra nel Vietnam. Poi passarono oltre venti anni e cadde il Muro di Berlino, prima che un nuovo capo di Stato dell'Urss salisse nell'appartamento pontificio: fu Mikhail Gorbaciov ad essere ricevuto in udienza da Giovanni Paolo II, il primo dicembre 1989. Nel 1985 vi era stata però la visita del ministro degli esteri Andrei Gromyko, che si era intrattenuto con papa Wojtyla per oltre due ore. Nulla era trapelato da quell'incontro, avvenuto in un momento chiave delle vicende polacche di Solidarnosc. Un altro presidente, russo stavolta, ad andare in Vaticano, fu, nel 1998 Boris Ieltsin, seguito da Vladimir Putin nel 2000 e nel 2003. Putin è tornato nel marzo 2007 per un incontro con Benedetto XVI. (FP)

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1 commento:

Anonimo ha detto...

E' un ottimo risultato. Speriamo che dia frutti corposi. L'Europa, per essere pienamente sé stessa, deve tornare interamente (ovest ed est) alla concezione ed ai valori cristiani della vita e della storia.
Una diecina di giorni or sono, un postista, sottolineava il "grande valore morale e culturale" della rivolta egiziana e dei fermenti nord africani. Avevo espresso il mio scetticismo in materia, perché una società, come quella egiziana, "sedotta da secoli" da un fondamentalismo islamico protervo (oggi, ancora parecchie donne girano in burka)senza una vera borghesia costruttiva affermatasi nel corso dei secoli, non poteva passare facilmente alla democrazia di Face-book e Twitter. Cito solo un esempio. Al Cairo, una graziosa giornalista bionda americana, con gli occhi azzurri, mentre preparava un collegamento televisivo sui fatti del Cairo, è stata "circondata" da "una compagnia" di "rivoluzionari egiziani" (quelli che hanno contestato Mubarak dalla piazza) che l'hanno seviziata e violentata a turno", con il pretesto che "fosse ebrea", circostanza assolutamente falsa, ben nota ai violentatori, i quali stavano solo scaricando sulla cultura femminile occidentale le loro frustazioni sessuali, impedite dalle donne "velate" di casa loro.
Ben vengano i cirstiani dell'est. Sicuramente, con i loro limiti, sono meglio di certi fanatici islamici.
Cherokee